Visita la museo civico di Nepi
La Tuscia viterbese rappresenta il cuore dell’antico impero etrusco, che si protrasse dall’età Tardo Antica all’Alto medioevo: il territorio dove questa affascinante civiltà ha prosperato e dominato fino all’arrivo dei romani, occupava l’attuale Lazio e parte dell’Umbria e della Toscana. Molte sono le vestigia etrusche, dalle città alle necropoli, ancora ben visibili nella Tuscia, rappresentando una vera e propria finestra sul passato, sui costumi e le tradizioni di questo popolo: ad impreziosirle c’è poi la bellezza paesaggistica della Tuscia, dove si alternano faggete, riserve naturali, laghi di origine vulcanica e monti.
Nella Bassa Tuscia si trova un’area geografica denominata Agro Falisco, incastonata tra i Monti Sabatini, i Monti Cimini e il fiume Tevere: il principale centro abitato alle porte dell’Agro Falisco è Nepi, famosa per le sue acque effervescenti naturali ma soprattutto abitata pressoché ininterrottamente sin dall’VIII a.C, tanto da essere stata citata anche da Tito Livio quale città alleata nel 383 a.C. di Roma.
Il Museo Civico di Nepi
Il patrimonio storico, artistico e paesaggistico di Nepi non lascia indifferenti chi ha la fortuna di poterlo scoprire, proprio come è avvenuto con celebrità come il politico Massimo D’Azeglio, l’etruscologo George Dennis ma soprattutto il pittore William Turner: molti suoi disegni, in parte esposti alla Tate Gallery londinese, ritraggono proprio alcuni scorci di Nepi, dal Monte Soratte al Palazzo Comunale fino alla Rocca dei Borgia.
Chi ama la storia della Tuscia viterbese non può esimersi dal visitare l’interessante Museo Civico di Nepi. Lo spazio museale nasce come semplice deposito di reperti archeologici istituito dall’amministrazione comunale del borgo, dietro pressante sollecitazione di Archeoclub: lo scopo era quello di non disperdere quei materiali che rischiavano l’usura.
La prima mostra “La Necropoli di Nepi” si svolse nel 1992 su iniziativa della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale; al termine dell’esposizione alcuni reperti tornarono nei rispettivi depositi statali, mentre altri andarono a formare la prima collezione del nuovo Museo Civico di Nepi all’interno della Sala Nobile del Palazzo Comunale, progettato dal famoso Antonio da Sangallo il Giovane.
Dopo un periodo l’area museale fu spostata nei sotterranei dell’edificio, momento in cui la collezione si arricchii anche dei reperti ritrovati nella Rocca dei Borgia.
La civiltà falisca
Nonostante Nepi sia di origine etrusca e molti reperti archeologici custoditi nel Museo Civico siano legati a quell’antica civiltà, nello spazio museale è custodito materiale che abbraccia un ampio periodo storico, dalla preistoria al rinascimento.
Dopo un ‘occhiata alla prima parte del museo dedicata al Bronzo Medio e al Bronzo Finale, si raggiunge il cuore del Museo Civico, ossia la sezione falisca: i falisci sono un antico popolo che nel VII a.C. abitava l’Agro Falisco, distinguendosi come abili ceramisti. Il dominio di questa civiltà coincide con il periodo di massimo splendore per Nepi, la cui decadenza coincide con l’affermazione di Falerii Veteres come capitale del territorio nel 241 a.C..
I reperti dei falisci presenti nel Museo provengono soprattutto dalla Necropoli del Cerro, con numerosi corredi funebri recuperati in tombe tufacee a camera risalenti al periodo tra il VII e il IV a.C.. La sezione abbonda di bibule in ferro e bronzo, coltelli, monili in pasta vitrea e ceramiche falische. La presenza poi di terracotte etrusche e attiche, destinate principalmente ai nobili, non fa altro che dimostrare gli intensi commerci che i falisci praticavano, ad esempio con le vicini Cerveteri, Veio e Tarquinia.
Sono proprio le ceramiche attiche, provenienti dalle Necropoli di Sante Grotte, a colpire maggiormente: erano queste dedicate ai Simposi, ossia la parte finale di un lauto banchetto, dedicata alla musica, alla poesia e alla degustazione del vino, aromatizzato e annacquato con dell’acqua. A tale tradizione è legato anche uno strumento traforato in bronzo, con lungo manico decorato con due teste di cigno, che presumibilmente serviva come un vero e proprio infusore.
Dai romani ai Borgia
La visita al Museo Civico di Nepi continua con la sezione dedicata all’antica Roma, con reperti provenienti principalmente dalle Necropoli di Tre Ponti. Il dominio romano su Nepi, in seguito alla caduta della città di Veio nel 396 a.C., ha portato certamente grande beneficio alla città, anche sfruttando i commerci lungo la Via Amerina che collegava Roma con l’Umbria.
Questa sezione è ricca di monete, sarcofagi, epigrafi e due aree votive dedicate alle divinità Diana e Cerere: colpisce poi in particolare un diorama che riproduce fedelmente, in scala 1:1, un sepolcro romano realizzato in tufo, con tanto di nicchie utilizzate per riporvi le ceneri.
Il gioiello della sezione romana del museo è però la testa di Augusto, realizzata in marmo e di provenienza ancora oggi ignota: apparteneva a una statua togata che decorava la facciata dello stesso Palazzo Comunale ma poi fu distrutta, trafugata e venduta all’ignaro Museo d’Art et d’Historie di Bruxelles. Analizzando il reperto e in particolare il taglio dei capelli, si può affermare con certezza che si tratta della prima raffigurazione di Ottaviano Augusto.
La visita al museo prosegue passando per la sezione dedicata all’epoca cristiana, con reperti e lucerne monoclini risalenti al periodo tra il IV e il VII secolo e provenienti dalle Catacombe di Savinilla, a cui si accede dalla Chiesa di San Tolomeo: il Museo Civico di Nepi organizza visite guidate a queste suggestive catacombe dove sarebbero stati sepolti i corpi dei santi Romano e Tolomeo.
L’ultima parte del museo espone gli stemmi rinvenuti all’interno della Rocca dei Borgia: si tratta in particolare di splendide ceramiche risalenti al XIV secolo, degli emblemi di Pier Luigi Farnese e della coppia di stemmi dei D’Aragona e dei Borgia, simbolo dell’unione matrimoniale tra Alfonso D’Aragona e Lucrezia Borgia. Si ricordi che la donna, grazie a papa Alessandro VI, controllò Nepi dal 1499 al 1501.